Un francese, un benestante che vive
in un piccolo villaggio di campagna alle porte di Chalon-Sur-Saone. Nella Francia dell’800 prende piede la figura dell’ inventore.
Tra le invenzioni messe appunto da Niepce in quegli anni assieme al fratello Claude c’è il
Pyreolophore, un motore a scoppio impiegato dai due per muovere un battello che risaliva il fiume
Senna. Nel Marzo del 1816 Claude va a Parigi, poi a Londra nel tentativo di venderne il brevetto.Nicephore archiviati gli studi sul Pyrelophore, comincia ad applicarsi ad altri esperimenti e ha inizio una fitta corrispondenza tra i due fratelli.
In una delle prime lettere che Niepce invia al fratello, Nicephore comunica di aver ripreso a lavorare su quegli esperimenti sulla fotosensibilità dei sali d’argento che avevano iniziato alcuni anni prima in Italia, a Cagliari durante un soggiorno estivo.
In una delle prime lettere che Niepce invia al fratello, Nicephore comunica di aver ripreso a lavorare su quegli esperimenti sulla fotosensibilità dei sali d’argento che avevano iniziato alcuni anni prima in Italia, a Cagliari durante un soggiorno estivo.
La descrizione di Niepce è la precisa rappresentazione di un negativo. Se solo fosse stato in grado di
stampare una copia positiva di questo negativo, Niepce avrebbe potuto invertire i toni e farli
corrispondere a quelli della realtà. Ma Niepce preferì cambiare strada e dopo una breve serie di
esperimenti infruttuosi trovò che un certo tipo di asfalto, il bitume di Giudea, era sensibile alla
luce e che reagiva in modo particolare rispetto ad altri materiali fotosensibili: se esposto alla luce
questo anziché annerirsi si induriva.Comincia allora a fare una serie di tentativi con questo materiale fotoindurente. Prende una lastra di metallo o di vetro, la ricopre di bitume di Giudea e la
espone alla luce e poi, una volta esposta, la lava in un solvente che la lascia nuda nelle parti in cui è
caduta poca luce. Dopodichè colloca la lastra capovolta sopra ad una scatola aperta contenente iodio
e questo elemento diventa gassoso a temperatura ambiente e i suoi vapori oscurano la lastra nelle
zone rimaste in ombra (ovvero quelle non colpite dalla luce). Ottiene così un positivo, ovvero
un’immagine corrispondente a quella visibile a occhio nudo!
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